E’ innegabile che il genere fantasy peschi a piene mani nell’immaginario collettivo riguardo a un vero o presunto medioevo. A parte i numerosi anacronismi di cui è costellato il genere, la colonna portante dell’estetica fantasy è un medioevo fatto di spade, cavalieri, dame e castelli. Il livello tecnologico è lo stesso, la società è grossomodo strutturata in modo simile a un basso medioevo, le armi utilizzate coprono tutto il periodo dalla caduta dell’impero romano al 1500. Armature, cavalli, scudi, tutto grida a gran voce “medioevo!”. Tutto tranne il cibo.
Se ci fate caso, il Professor Tolkien, che di storia e saghe ne masticava eccome, riempie le sue narrazioni di colazioni, spuntini, pause pranzo, banchetti e street food. Howard ama far gozzovigliare Conan in mezzo a leccornie esotiche e vini speziati, e altri autori fantasy spesso indugiano nelle descrizioni di cibi e bevande, che contribuiscono a costruire un’ambientazione credibile.
Nel gioco di ruolo invece il disinteresse nei confronti delle gioie del palato è inferiore solo all’ostentato disinteresse nei confronti del sesso. Il che è quanto meno strano, dato che la gola comporta molti meno tabù sociali e religiosi rispetto alle arti amatorie.
Perché parlare di cibo nei gdr
Perché il gioco di ruolo, non appena si esce dal divertente ma limitato cliché del dungeon, vive di immedesimazione, ed è bello immedesimarsi anche in questo aspetto della vita del personaggio. Se si gioca a un gioco “storico”, conoscere il cibo dell’epoca è essenziale. Tanto più che l’importanza sociale del cibo è arcinota: alleanze, accordi di lavoro, corteggiamento, celebrazioni, feste, persino funerali. Tutto avviene a tavola. Sembra quasi che il movimento ritmico delle mascelle favorisca la calma e le relazioni sociali (al contrario del bere, che notoriamente infiamma gli animi e provoca faide). La sacertà dell’ospite impone in quasi tutte le culture del presente e soprattutto del passato di dargli da mangiare e da bere. Una delle virtù cardinali è dar da mangiare agli affamati. E cos’è il matrimonio se non una breve celebrazione religiosa seguita da una colossale mangiata? E in fondo, anche la Messa cristiana non è altro che la ripetizione di un gesto che inizialmente era… una cena. Tra l’altro, il luogo principe in cui iniziano avventure, si conoscono png interessanti e si ottengono ingaggi è la taverna.
Quindi, perché rinunciare a inserire qualche dettaglio in più anche sul versante del cibo? Perché non superare i triti luoghi comuni del genere e non fare un passo in più, inserendo ricette interessanti e piatti dai nomi esotici che evocano tempi e luoghi lontani e affascinanti?
Perché cibo medievale nel fantasy
Perché usare il cibo medievale come base per i nostri voli pindarici gastronomici in salsa fantasy? In fondo, è fantasy. Non posso semplicemente far mangiare ai personaggi zuppa di fagioli con pomodori, patate arrostite e tacchino alla griglia?
Certo che puoi. Puoi anche sostituire il sistema feudale su cui è modellata la tipica società fantasy con una democrazia esercitata tramite elezione a suffragio universale. Perché no? Il gioco è tuo, nessuno ti impedisce di inserire tutti gli anacronismi e le stramberie che desideri.
Se però la coerenza dell’ambientazione per te è un valore aggiunto, mi permetto di ricordare l’antica massima di esperienza secondo cui meno è meglio. Meno si inventa, meglio è. Meno si aggiungono elementi alieni, più gli elementi alieni davvero importanti spiccheranno. Ciò che rende il fantastico… “fantastico”, non è la bizzarria fine a sé stessa, ma alcuni elementi di fantasia inseriti in un contesto tutto sommato conosciuto o almeno non del tutto avulso dalla realtà. Siccome prendiamo in prestito le insegne, l’araldica, la gerarchia sociale, l’armamento, la guerra, la superstizione… perché non prendere in prestito anche il cibo? Avremo un sistema gastronomico completo, coerente con sé stesso e con l’ambientazione, che richiama luoghi comuni diffusi ma al tempo stesso mantiene un tocco esotico che lo rende divertente e avvincente quel tanto che basta a renderlo interessante.
Tanto più che, studiando un po’ di cucina medievale, si scopre che il gusto è davvero cambiato da allora, e non c’è niente di più strano e apparentemente “inventato” di una vera pietanza medievale. Come sempre, la realtà supera la fantasia, e ve lo dimostrerò.
Poi, tutti saranno padronissimi di usare solo quello che vorranno: potrete far convivere rape e cacao, nessuno si scandalizzerà. Però voglio stuzzicare il vostro appetito per i post futuri, trascrivendo un menù storicamente accertato. E’ un vero e proprio banchetto, tratto da una cronaca di frate Tibaldo dell’Abbazia di Saint Corneille. L’occasione del banchetto è il passaggio di re Luigi VII, nel 1129.
PRIMO SERVIZIO: LE ZUPPE
Dovevano esserne offerte una decina, tra cui:
zuppa di cavoli
zuppa di uova battute
zuppa di vino
zuppa di cipolle e birra
zuppa di cetrioli e latte
zuppa col burro
zuppa di pesce con l’olio fine
zuppa di carni tritate
SECONDO SERVIZIO: GLI ARROSTI
Disposti in piramidi, su piatti d’argento o di metallo, così grandi da dover essere sollevati, ognuno, da almeno due servi:
arrosto di maiale, intero o a pezzi (maialetti farciti compresi)
arrosto di selvaggina dalla piuma dorata (fagiani e pavoni)
arrosto di oca, gru e aironi
arrosto di selvaggina a pelo biondo (caprioli, cerbiatti, daini)
arrosto di selvaggina a pelo scuro (cinghiali e cervi)
arrosto di piccola selvaggina (pernici, quaglie, beccaccini)
arrosto di polli, faraone e anitre
Il tutto accompagnato da tanti piatti di insalate quanti sono quelli di carne, e da egual numero di piatti di limoni, trafitti con spezie.
TERZO SERVIZIO:
Piatti al miele e zucchero e frutta
Gallette al miele, impastate col vino
crema di latte dolce
biscotti con le spezie
pasticcini minuti al miele
marzapani
frutta cruda in piramidi
BEVANDE
Vini del paese
hippocras
birra chiara e scura
Scusate, ma mi è venuta fame. Keep gaming.