Sono un razionalista. Vivo in un mondo che obbedisce a leggi strettamente deterministiche, ogni causa ha molti effetti, ogni effetto spesso ha molte cause. Non esiste il paranormale, nel senso che tutto ciò che esiste è, per definizione, reale, mentre ciò che non esiste, non esiste. Il che significa che se accade qualcosa che non riesco a spiegarmi, indago. Se non trovo una spiegazione, non ricorro ai fantasmi, agli spiriti, agli omini verdi nè a una qualche divinità non meglio precisata. Semplicemente, sono di fronte a un fenomeno che non sono in grado di spiegare. Non vuol dire che non ci sia una spiegazione, ma solo che io, o per quanto ne so, l’umanità intera, non ha ancora trovato il modo di conoscere il fenomeno e spiegarlo negli unici termini consentiti dalle leggi della fisica.
Può sembrare arido, può sembrare noioso, ma questo è l’atteggiamento scientifico razionalista.
Ora, se guardate un po’ di film e serie tv a tema orrorifico (molto meno nei libri), scoprirete che più o meno in tutti esiste una figura che io chiamo il “razionalista sbagliato”. Chi è costui? E’ quello che va in giro in stato di shock ripetendo come una ottusa macchinetta “ci deve essere una spiegazione razionale per questo”. Incontra un gruppo di alieni ostili che gli sparano addosso. “E’ impossibile”. Una suora defunta da tre secoli lo insegue nei corridoi di un monastero infestato. “Ci deve essere una spiegazione razionale”. Un fantasma giapponese incazzato nero gli si manifesta a un metro dalla faccia e un attimo prima che gli azzanni la giugulare l’imbecille balbetta “E’.. E’.. un incubo… non può essere vero!” e chiude gli occhi e ovviamente muore. Oppure (ed è la peggior specie) minimizza, nicchia, ritarda il momento in cui è ora di passare all’azione, convince tutti che si stanno preoccupando per niente. Un’orda di spiriti vendicativi prende in ostaggio la cittadina americana. “Dottore, cosa dobbiamo fare?” e lui, con il sorrisetto di sufficienza di Piergiorgio Odifreddi: “Niente, è un fenomeno elettrico corredato con isteria di massa”. Inutile dire che la soluzione sarebbe stata l’evacuazione completa e tutti creperanno male.
Comprendo perfettamente l’esigenza narrativa alla base di questo archetipo. L’incredulo è necessario per molti motivi. Innanzitutto fa da contraltare al credulone, anche questo sempre presente nella troupe di sfigati mandati al massacro. Quello che si fa prendere subito dal panico. “Cos’è stato quel rumore?” “MORIREMO TUTTIIIII”
In secondo luogo serve a rafforzare il concetto secondo cui quello che sta succedendo è soprannaturale. E se è soprannaturale, le leggi della fisica non possono spiegarlo. E se è soprannaturale, ci vuole qualcuno che me lo dica che è soprannaturale, perché pensa un po’ che cretino, io credevo che le persone volassero e passassero attraverso le pareti.
Tra l’altro l’incredulo muore sempre, e non vedi l’ora che accada, è per questo che lo fanno così antipatico. Non c’è niente di meglio di un saccente razionalista che viene punito per la sua mancanza di fede, maledetto piantagrane. Invece di accettare immediatamente la premessa assurda su cui si basa la narrazione, ha l’impudenza di non crederci, di mettere in dubbio. Allora muori, preda!
Io non credo che l’incredulo sia un razionalista, credo che sia un personaggio scialbo scritto da autori pigri che vivono di clichè. Un razionalista vero ha un istinto di sopravvivenza forte tanto quanto chiunque altro (anzi, probabilmente è anche ateo quindi per lui la vita finisce quando finisce). Un razionalista vero, contrariamente a un grullo che crede nelle favole, è perfettamente in grado di trarre da premesse ignote o palesemente assurde delle conseguenze logiche. Un fantasma sta devastando la stanza? Non ho idea di cosa sia, ma ha il potere di schiantarmi addosso un comò, quindi lo tratto come una minaccia. Ignota, ma sempre minaccia è. Rumori di stoviglie rotte in cantina? Non ci vado disarmato tanto per far vedere che “non è niente”. Ci vado armato, anche perché pure un tasso può essere pericoloso se si sente in trappola.
Razionalista non significa stupido. Il medico che visita una donna visibilmente incinta di quattro mesi che il giorno prima non lo era e afferma di essere stata visitata nella notte dal marito morto COME MINIMO richiede analisi mediche approfondite, non una scrollata di spalle e un assurdo “è sotto shock e la gravidanza è isterica”.
Che poi anche nella realtà esistono individui che passano per razionalisti e scienziati e in realtà sono la versione reale dell’incredulo dei film horror. Quando un pilota di un boeing 747 mi dice che un oggetto non identificato volava di fianco al suo velivolo sono portato a crederci e ad approfondire, se non altro perché lui è addestrato e – si spera – psicologicamente stabile, e ha tutto da perdere a rivelare certe esperienze. Quindi, forse, dice la verità. Se non trovo una spiegazione il fatto resta non spiegato. Non scomodo gli omini verdi, ma non faccio neppure come Margherita Hack che si limitava a dire “l’è un pallone aerostatiho”. See, come no. Se non ha una spiegazione, lo scienziato lo ammette, non cerca di raffazzonarne una palesemente inadeguata perché “niente deve rimanere non spiegato”. Nel medioevo l’elettricità era magia, ma non è che non esistesse. Si verificava raramente e apparentemente a caso, e nessuno ci capiva niente. Ma c’era, e non era soprannaturale.
Ma sto divagando.
Sono stufo di personaggi piatti, tutti uguali e stupidi come i sassi del fiume. E’ così difficile creare il contrasto tra la normalità quotidiana e il fatto inspiegabile senza ricorrere all’abusata figura dell’incredulo? Non sarebbe forse meglio descrivere la situazione di partenza con dettagli ricchi, per immergere lo spettatore, e poi far succedere quello che succede senza tirar fuori dal cilindro l’odioso e spocchioso “finto-razionalista” che avvia tutti al disastro perché nega l’evidenza? Per carità, a me piace il genere horror ma riconosco che è un genere di nicchia, in cui il vero appassionato si presta ad ingurgitare ettolitri di fango pur di scovare quella scena perfetta, quel brivido ben fatto, quell’atmosfera rarefatta ed evocativa, e poco importa che il resto del film sia spazzatura. Però forse ci si potrebbe aspettare qualcosa di più al giorno d’oggi, o no?
Io non sono un ateo razionalista.
Sono credente (in un’eresia mischionata che ho creato appositamente per me. Nessuno si è manifestato in un albero di sughero in fiamme, né è venuto su una lamborghini volante e (anch’essa) infuocata per dirmi che è così) e su certe cose, sono possibilista.
Ma finora non sono stato testimone di bizzarrie divertenti, ahimè, anche se ritengo che il continuo votare figure politiche inaccettabili sia un indizio di magia nera, perché penso che nessuno possa essere coglione fino a certi livelli, nemmeno il favoleggiato italiano medio.
Il mio background l’ho esposto, puoi calcolare la tara di ciò che sto per scrivere: hai ragione, certi cliché hanno rotto di brutto!
Ma non solo l’incredulo, a me hanno rotto tutti i cliché, perché su dieci film, nove raccontano le cose di Cabin in the wood (adorabile!) senza l’elemento meta e la parodia: gli archetipi stereotipati, il momento “dividiamoci”, chi fa sesso muore…
Fuori da una parodia, è una noia feroce, perché guardi tot film e sono tutti uguali, manca la corrente all’improvviso, muore il nero, chiudi l’armadietto del bagno e sullo specchio vedi il mostro, ma quando ti giri, non c’è… e alla fine, il mostro sconfitto è ancora vivo.
L’incredulo è doppiamente scemo, perché un vero scienziato, se messo di fronte a un’incontrovertibile presenza del soprannaturale, cercherebbe di indagare con ogni genere di motivazione (diventare famoso, ricco, avere il Nobel, far avanzare la scienza in una nuova direzione, altro a caso).
Oppure scapperebbe, perché se indaghi su una colata di lava che ti arriva addosso, muori. E se indaghi a cazzo su Cthulhu che va in giro, muori lo stesso.
E boh, ormai non mi basta più da tempo, la scena carina o cose così: due ore per una scena di sette secondi è un pessimo scambio.
La prima cosa che mi viene in mente è che ci sono alcuni episodi della serie Doctor Who dove il Dottore gioca il ruolo del razionalista in modo simile a quanto ipotizzi tu: là dove tutti urlano al mostro o al fantasma lui afferma che “i fantasmi non esistono” ma poi interviene per comprendere cosa c’è dietro, per cercare di mettere ‘in fallo’ il mostro, per scoprire la sequenza logica delle sue azioni, per trovare anche (se possibile) la soluzione che blocca il meccanismo.
Alla fine la parola d’ordine credo che sia sempre quella: “Buonsenso”!
Come hai spiegato bene tu: se vedo una cosa vestita da suora di notte che mi viene incontro di corsa e con quello che sembra essere un bastone in mano, la prima cosa che faccio da persona di buonsenso è mettermi al sicuro (ovviamente con le possibilità che la situazione contingente offre); poi che sia un fantasma, un burlone idiota che mi fa uno scherzo, un serial killer vestito da suora o l’effetto della peperonata trovata in frigo e mangiata senza domadarmi da quanto era lì; non importa: prima mi metto al sicuro da una possibile minaccia percepita, chiamo la polizia al massimo e poi, magari m’interrogo su cosa /chi fosse e perchè faceva così certo nel dubbio non gli sparo addosso.
Un ultima riflessione, visto che hai citato la risposta della Hack: alla fine alcuni razionalisti vedono la scienza come una sorta di religione che ha il dogma dell’infallibilità e tutto spiega e se non spiega tutto la colpa, non è della scienza o degli scienziati, magari è la domanda che è posta male o il quesito non si può porre perchè la scienza (o meglio gli scienziati) non hanno la risposta lì pronta sul momento. Con questo preferisco sempre un serio scienziato ad un complottista che cerca sempre la teoria stravagante per spiegare il tutto!
Riflessione molto interessante! Anch’io trovo che gli stereotipi del genere siano ormai stantii, e la tua frase “il vero appassionato si presta ad ingurgitare ettolitri di fango pur di scovare quella scena perfetta” incarna perfettamente il mio atteggiamento verso l’horror.
Però secondo me il problema dell’incredulo non è tanto con il suo atteggiamento “razionale”, quanto con il fatto che viene sempre identificato con lo “scienziato” di turno. Non c’è un motivo per cui l’incredulo debba avere una formazione scientifica; l’incredulo potrebbe essere chiunque di noi, perché se sentiamo un rumore in cantina non scendiamo col fucile, perché siamo più portati a pensare che il pilota abbia le traveggole piuttosto che ci siano i gremlin sull’ala; perché accettare che sia possibile che una ragazza morta esca dal televisore vuol dire accettare qualsiasi possibilità, anche di peggiori. Secondo me l’incredulo non si inserisce in una disputa tra razionale ed irrazionale, quanto tra comprensibile ed incomprensibile. Rappresenta il nostro limite ultimo, la nostra incapacità di elaborare cose troppo distanti dalle nostre conoscenze.
Per questo secondo me la figura non è da scartare, anche se sono d’accordo con te che stereotipizzarla sempre con il “razionalista” di turno è sicuramente degradante. Purtroppo, fino a quando l’horror resterà un genere di nicchia, saremo sempre sommersi da film di bassa caratura, poiché le produzioni conoscono bene i loro polli e sanno quanto fango siamo disposti ad ingurgitare per ritrovare quel bridivo.