Domenica mattina. Mia moglie finalmente si è rassegnata al mio completo e – penso – irrimediabile ateismo, per cui si porta la bambina a Messa e via. Io e il piccolo pasticciamo con le tempere. E finisco per scoprire l’acqua calda, cioè che le tempere sono un medium fantastico, molto meglio di come me le ricordassi dai tempi atroci delle medie.

Intanto si diluiscono con l’acqua e, a differenza dell’acrilico, quando si seccano possono essere pulite facilmente, mentre l’acrilico diventa un blocco di plastica e ciao bella. Possono essere fatte “rivivere” con un po’ di acqua, il che si concilia con i miei tempi spezzettati da mille interruzioni (qualcuno ha detto bambini?). Ma soprattutto ho (ri-)scoperto il potere coprente paragonabile a quello dell’olio, ma senza puzza e senza tempi di asciugatura biblici, e la possibilità di sfumare i colori, che la velocità di asciugatura dell’acrilico rende un’impresa impossibile.

Insomma, le tempere sono belle. In un’ora scarsa (il tempo di una Messa) ho fatto questo:

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Che non è poi una ciofeca totale. Il soggetto rimane in tema Star Wars, perché sono monomaniaco, ma al tempo stesso multimediale… devo farmi vedere da uno bravo.

Girellando per Internet scopro che le tempere sono state usate da moltissimi artisti del Novecento, ed erano lo strumento preferito di una categoria di artisti che io ammiro molto, cioè gli illustratori di manifesti cinematografici. Praticamente tutti i manifesti dei film prima dell’avvento del digitale, quando non erano fotografie, erano tempere! Come spiega Jeffrey Watts, i tempi di consegna di queste illustrazioni (enormi!) erano brutali: tipo: “oggi è venerdì, lunedì devo avere il manifesto”. Cavoli. Escluso l’utilizzo di olio, l’unico modo di ottenere un prodotto finito con colori vibranti (più la facilità di utilizzo dell’olio) sono proprio le umili tempere. Su youtube ci sono dei video di gente che usa le tempere in maniera pazzesca.

E niente, un altro caso in cui quello che ti fanno odiare a scuola si rivela poi una figata a distanza di trent’anni. E va be’.

Un pensiero su “Tempera?

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