Una cosa che mi ha sempre colpito è l’estrema disinvoltura e l’atteggiamento semplicistico con cui i regolamenti di GDR trattano gli archi. In particolare, la distinzione tradizionale è tra arco corto – arco lungo – arco composito. Per ciascun arco è data una gittata standard e un danno. Punto e basta.
Nei film fantasy e “storici” l’arco è trattato come l’equivalente medievale del fucile d’assalto. Non vengono minimamente considerati i problemi di natura pratica che comporta l’uso di un’arma simile.
Oggi prenderò in considerazione alcuni miti da sfatare legati all’arco, concentrandomi inizialmente sul longbow, nella speranza che almeno qualcosa di quel che scrivo serva agli amici giocatori per ricreare l’atmosfera e per offrire spunti di realismo non fine a sè stesso, ma funzionale alla creazione di occasioni di gioco di ruolo interessanti.
Innanzitutto la tripartizione arco corto – arco lungo – arco composito, che si vede nel manuale di D&D, è per lo meno fuorviante e artificiosa. Per esempio, non esiste una definizione ufficiale di “arco lungo”, o meglio non esisteva prima della nascita delle moderne associazioni per la riscoperta e la preservazione della tradizione dell’arco lungo. Queste società hanno in qualche modo definito gli standard in base ai quali un arco può essere definito “longbow”. Nel medioevo, un arco lungo era semplicemente un arco più alto di chi lo usava. Tradizionalmente, “longbow” era la parola riferita all’arco inglese, di origine gallese e presumibilmente di derivazione vichinga. Parleremo di quello, assumendo che si tratti dello stesso “arco lungo” che si trova nei manuali dei GDR fantasy più diffusi.
Il carico di trazione medio era di 100 lb, ma vi sono testimonianze storiche e archeologiche di archi con carico anche di molto superiore. Ragazzi, si tratta di 45 kg abbondanti. Quasi nessuno al giorno d’oggi ha avuto la possibilità di provare un arco lungo con questo tiraggio. Fate conto che gli archi moderni spesso non superano le 80 lb. Per visualizzare la forza che ci vuole per tendere questa mostruosità, immaginate di fare l’esercizio del rematore impugnando un manubrio da 50 kg (o sollevando vostra moglie, se non è grassa) e di portare il manubrio (o la moglie) all’altezza della vostra guancia (non alla vita, come sarebbe da fare nell’esercizio “corretto” del rematore). Il sottoscritto, per il bene della scienza, ci ha provato… col manubrio, non con la moglie, così posso comunicarvi i risultati dell’esperimento senza timore di offendere la mia dolce metà: il manubrio pesa davvero un casino. Ripeto: UN CASINO. Il solo pensiero di ripetere l’esercizio per due ore consecutive alla settimana (tale era l’allenamento prescritto dalla legge inglese nel Trecento) mi fa venire voglia di morire subito.
Pensate a cosa dovevano essere i ragazzoni di Agincourt. Quando avevano finito le frecce potevano tranquillamente spaccarti la testa a cazzotti. Alla faccia della dicotomia tradizionale dei GDR: se sei forte, usi la spada, se sei debole usi l’arco. Ma quando mai? La spada pesa 1 kg e mezzo e la puoi usare in agilità. Per riprodurre i requisiti dell’arco lungo si dovrebbe introdurre la regola della casa che richiede un punteggio minimo di Forza di 14 o 15. Per inciso, prima di tendere l’arco, bisogna armarlo. Penso che avrei difficoltà anche a fare quello.
Con buona pace degli elfi sottili, aggraziati e agili, che sparano frecce come caramelle senza sforzo apparente. Mi si potrà obbiettare che:
a) gli elfi di tolkien sono anche forti
b) gli archi elfici sono “speciali”. Magici, forse? Servo-assistiti? Mah…

Comunque, già che parliamo di elfi… avete notato quanti eroi arcieri se ne vanno in giro con l’arco armato a tracolla? A parte il fatto che la corda è parecchio fastidiosa. A parte il fatto che è anche parecchio delicata (per esempio, se prende umidità, riduce l’efficacia dell’arco in maniera drastica). A parte il fatto che l’arco portato così si impiglia in ogni dove. A parte il fatto che per toglierselo dal collo si perde tempo comunque. A parte tutto… ma l’arco si trasporta disarmato, per non comprometterne l’efficacia. E’ un legno: se lo mantieni costantemente piegato, prima o poi si piega. E addio carico da 100 libbre.
Un’altra cosa ridicola (spesso la si vede nei famigerati film hollywoodiani) è l’uso dell’arco teso come minaccia, proprio come si vede fare nei film polizieschi: il protagonista punta la pistola in faccia al cattivo di turno, gli intima “butta la pistola!” e se ne sta immobile per trenta secondi, mentre la tensione cresce. Stessa cosa con l’arco: “butta la mazza ferrata” e vedi l’arciere che resta lì per mezzo minuto con l’arco teso, senza il minimo tremore. In realtà con qualunque arco antico (ma soprattutto con il longbow) mantenere la tensione per più di due o tre secondi è davvero proibitivo.
Un’altro dettaglio: la faretra sulla schiena è una cavolata. Punto.
Due parole sul potere di penetrazione dell’arco lungo. Qui se ne sono dette e scritte di tutti i colori, e sono sicuro che qualunque cosa dica io, ci sarà qualcuno che la sa più lunga e mi dà del cretino. Per evitare polemiche e “guerre di religione”, mi limiterò a elencare alcuni fatti storici. Traetene voi le conseguenze che volete.
a) ci sono testimonianze storiche di nobili francesi sopravvissuti senza un graffio a una carica frontale contro gli arcieri inglesi;
b) ci sono testimonianze storiche di soldati coperti da armatura completa falciati come mosche dagli arcieri inglesi;
c) la maggioranza delle morti da freccia di uomini protetti da corazza tardo-medievale era dovuta a ferite al volto. Anche il re Enrico V fu ferito gravemente al volto da una freccia vagante;
d) d’altro canto, è altresì provato che una freccia a distanza ravvicinata può penetrare una corazza di acciaio abbastanza in profondità da provocare danni;
e) le punte delle frecce e la qualità complessiva delle frecce stesse erano molto varie e le conseguenze sul piano della loro efficacia erano rilevanti;
f) anche la qualità delle armature era varia. Le più rinomate all’inizio del quattrocento erano le milanesi, ma la qualità dell’acciaio, lo spessore della corazza, l’inclinazione delle piastre erano tutti fattori determinanti e facevano la differenza tra la vita e la morte.
Cosa possiamo dedurre da questo? Sicuramente l’arco lungo era un’arma temibile, soprattutto se usato in quantità massiccia sul campo di battaglia oppure a distanza ravvicinata. Le armature si dovettero evolvere in conseguenza di questo, nel tipico gioco a rincorrersi che fanno le tecnologie belliche offensive e difensive. In sostanza, però, possiamo affermare che se l’arco lungo fosse stato sempre e comunque superiore all’armatura del tempo, l’armatura sarebbe stata abbandonata, mentre, viceversa, se l’armatura avesse protetto invariabilmente contro l’arco lungo, l’arco lungo sarebbe stato superato rapidamente. Invece le due realtà continuarono a convivere per molto tempo.
In ogni caso, rimarchiamo un fatto importante. Il longbow è un’arma da guerra. Si trasporta “smontato”, prima della battaglia si prepara armandolo e tendendolo a vuoto per “riscaldarlo”, lo si usa contro le formazioni nemiche, e se si è ancora vivi alla fine della battaglia lo si ripone fino alla prossima volta. Non è un’arma da caccia (per cacciare si possono usare archi più agili) e non è un’arma da avventure in un dungeon. Se avete uno stile di gioco improntato a una qualche forma di “realismo” (sempre tra virgolette, trattandosi di GDR), non dovete equipaggiare i vostri personaggi con un longbow per lo stesso motivo per cui non li dovete equipaggiare di picca o di azza.
Chi si è schiarito la voce? Tu, là in fondo, non aver paura. Parla pure, sei tra amici. Come dici? II tuo personaggio esplora dungeon armato di picca e non capisci perché non potrebbe farlo?
(sospiro sconsolato)
Keep gaming.
Ottimo articolo. Molto interessante.
Interessante e simpatica analisi! Grazie mille!
Come?
“No no, non sono io ad aver tossito” disse cercando di nascondere la picca dietro la schiena. “è stato lui…”
Io ho avuto problemi con un arco da 33lb. che comunque aveva una discreta penetrazione, mai provato contro un bersaglio di metallo però
Bellissimo articolo!
Io invece della picca preferisco portarmi il mio ariete portatile e la scala a pioli, non si sa mai!
Bell’articolo!
E comunque, suvvia, chi non ha mai esplorato un dungeon portandosi nello zaino la famigerata “asta di 3 m”… 😀
Fino a pochi anni fa mi divertivo a tirare con un arco storico da una trentina di libbre. Vero è che non sono un colosso ma neanche così piccolo (per dare un’idea 180 Cm x 85 Kg), e vi assicuro che approvo in pieno ciò che il buon Penny a scritto. Quando andavo a divertirmi, a parte il rischio vesciche ai polpastrelli, se non si usa il guantino, dopo un’oretta in cui vi sono altri a tirare e pause per il dileggio, il braccio si fa pesante. Senza contare il fatto di mantenere in tensione l’arco per più di una decina di secondi, assurdo, con un arco come il mio puoi arrivarci ma oltre inizia a tremarti il braccio e addio mira.
Altra cosa cinematografica che mi ha fatto sempre ridere (ed inorridire) è la freccia puntata a cinquanta centimetri di distanza, cos’è una nuova roulette russa, ma dai…………, contro uno un po’ sveglio finisce che l’arco lo ritrovi annodato al tuo collo.
Per parlare poi dei forti libraggi. Ho provato un arco moderno con carrucole, era se mi ricordo bene era un 95 libbre. Per tendere l’arco ci vuole un po’ di sforzo, ed anche il giusto movimento, ma dopo tieni la corda con due dita. Lì in quel momento, mi sono reso conto della forza che dovevano avere gli arcieri.
Altra cosa interessante, giocando dal vivo ho fatto l’arciere, bello! In campo aperto, va che è una meraviglia, provate a spostarvi in un bosco con arbusti, magari d’inverno, belli intabarrati.
Per l’arco a tracolla, è un ottimo modo per farsi molto dolore fisico e rovinare anche l’arco.
Senza parlare della faretra a tracolla, (un pensierino anche alle spade), ridicolo, fate una corsetta, e poi tornerete a raccogliere le vostre amate frecce, senza contare il contorsionismo per estrarle ed incoccarle.
Grande Penny, aspetto con curiosità il resto, però il mio arco composito del Gelo era carino, improbabile ma carino…………
Un articolo davvero interessante, ma avrei una domanda: se ipoteticamente il mio personaggio fosse “super guerriero con forza enorme+15” potrebbe anche usare un arco del genere senza impedimenti?
A mio parere non è tanto un problema di forza, è che l’arco lungo è poco pratico. Come dicevo, bisogna tenderlo solo un pochino prima dell’utilizzo, altrimenti il tiraggio va a farsi benedire. Ed è lungo per davvero, cioè almeno quanto l’altezza dell’arciere. In un dungeon ci sono armi più agili.
Ho fatto tiro con l’arco per qualche anno quando ero ragazzino e confermo in pieno l’assurdità con cui viene rappresentato nei film. Un sacco di gente si convince che l’arco sia una cosa fichissima quando in realtà è piuttosto complesso da sfruttare come arma.
Non sono del tutto d’accordo sul discorso forza, nel senso che un arco da 40 lb, come quello che ho io, è tutt’altro che pesante da usare, anche a lungo, e ha una capacità di penetrazione notevole a breve / media distanza (provare per credere: a 15 metri ho passato da parte a parte paglione e retrostante serranda del box, 1 mm di ferraglia, con una punta “tonda”, figurati con una buona e un arco più potente…), quindi non è necessario ipotizzare archi dalle performance mostruose per avere “capacità di arresto”. Anche perché oltre una certa distanza, piuttosto ridotta, il tiro a parabola perde tantissimo in precisione ed efficacia, per cui il vero limite è quello, non la forza del tiratore.
A parer mio un master che voglia essere realistico dovrebbe far utilizzare l’arco principalmente come arma da caccia (quale era il suo uso nei tempi andati, solo secondariamente era un’arma da guerra) e piuttosto far optare per una balestra (che però ha tempi di ricarica biblici e costava un rene). In ogni caso non è un’arma individuale granché efficace, la sua forza è nell’utilizzo di gruppo in campo aperto, in tutte le altre situazioni meglio un’arma da mischia… o il sempre troppo bistrattato fugotto XD
Sì, 40 lb è gestibile, ma per me 100 lb è proibitivo, non so neanche se riuscirei a tenderlo una volta.