Con questo articolo della serie “Vita da Master” voglio inaugurare una sequenza di articoli monografici per condividere con gli amici Master e Giocatori alcuni aspetti interessanti degli avversari iconici di Dungeons & Dragons, cioè di quei mostri che hanno fatto la storia di questo gioco, che appartengono all’immaginario collettivo dei giocatori, al di là dei soliti draghi. La base di queste riflessioni saranno le statistiche originali contenute nei regolamenti delle varie edizioni, ma resta inteso che esistono prodotti di terze parti (soprattutto d20) che contengono una miriade di informazioni e idee che possono rivelarsi utilissime.
Questa volta parlerò di un mostro “che più D&D non si può”: il Beholder. Mi sono trovato soltanto due volte a incentrare buona parte della campagna su un supercattivo costituito da un beholder, più un’altra volta in cui ho fatto affrontare ai miei giocatori un beholder non morto (!), ma l’affetto che provo per questo orrore occhiuto è di gran lunga superiore a quanto farebbe sospettare la mia limitata esperienza sul campo. Un’avvertenza: esistono decine di varianti del beholder, ma mi concentrerò sulla versione vanilla, quella dei manuali base, che è più che sufficiente a generare incubi in intere generazioni di avventurieri.
Varie edizioni, stesso orrore
Agli albori del gioco, il beholder era già presente, con i suoi dieci occhi e con il suo occhione centrale antimagia. Puntate i vostri browsers su questo indirizzo, per avere un’analisi comparativa ufficiale (marchiata WotC) del beholder nelle varie edizioni. Apprezzate le sottili sfumature che distinguono le diverse versioni: per esempio, nel D&D BECMI gli occhi che potevano essere rivolti nella stessa direzione erano quattro, e non tre. In compenso non potevano essere rivolti in alto nè in basso, dando la stura a tutta una serie di strategie di fiancheggiamento “dal basso” o tentativi di attacco dall’alto che hanno mietuto più vittime del virus Ebola. Bei tempi…
Strategia generale
Il beholder, se correttamente giocato, è un massacratore di avventurieri più temibile di un drago anziano. Provare per credere. L’occhio centrale antimagia, gli occhi piccoli che possono essere rivolti in tutte le direzioni sparando incantesimi letali senza limiti, la capacità di fluttuare…
Tutto questo è solo la punta dell’iceberg: in realtà la forza del beholder è la struttura che si costruisce intorno: il beholder ha sempre uno stuolo di schiavi più o meno potenti pronti a farsi massacrare pur di tenere il padrone fuori dai guai. Essendo estremamente intelligente, il beholder intesse una rete di protezione intorno a sè: ogni beholder ha il suo stile, c’è chi si spaccia per una divinità e crea un culto di sè stesso, chi usa l’intimidazione, chi si mette a capo di un’organizzazione criminale… Questo rende molto difficile per i PG anche soltanto arrivare al cospetto del beholder. Il Master dovrebbe usare questo mostro solo come arcinemesi, come mente dietro una serie infinita di macchinazioni e intrighi, non gettarlo a caso in una stanza di dungeon come se fosse un banale mostro errante. I PG dovrebbero farsi strada attraverso innumerevoli schiere di nemici, sempre più potenti e organizzati, prima di raggiungere il vertice dell’organizzazione. E alla fine, dopo aver distrutto il suo culto/la sua organizzazione e massacrato orde di schiavetti, dovrebbero scoprire che il beholder comunque non è solo e che il confronto include uno o più alleati potenti che impegnano i PG mentre il beholder li bersaglia con i suoi raggi mortali.
Un altro elemento da includere sono gli ostacoli architettonici: il beholder è in grado di fluttuare come capacità straordinaria, non soggetta a dissoluzione della magia; il che vuol dire che può stare comodamente fuori della portata dei devastanti attacchi multipli in mischia dei guerrieri di alto livello, evitare tutti gli incantesimi a contatto, non essere soggetto ad attacchi di opportunità, e nonostante ciò continuare a sparare magie come se non ci fosse un domani. Se si considera che la tana del beholder si sviluppa in altezza, è assai probabile che il confronto finale avvenga sul suo terreno e alle sue condizioni, che sono decisamente sfavorevoli a un gruppo di umanoidi. Pensate a un gruppo di eroi costretto a lanciare frecce (non incantesimi, a causa dell’occhio centrale) stando in equilibrio su una cengia stretta sull’orlo di un abisso alto un centinaio di metri. Magari mentre sono rallentati dall’incantesimo lentezza del beholder. A questo punto il nostro amico a forma di palla dirige l’occhio disintegrante sulla roccia su cui stanno abbarbicati i PG. Game over.
Inoltre il beholder non è un mentecatto berserker: se messo alle strette, fuggirà senza rimpianti, covando rancore nei confronti dei PG. I PG quindi dovranno immaginare un modo per metterlo all’angolo e sconfiggerlo definitivamente, il che è più facile a dirsi che a farsi.
In generale, un beholder che non spazza via almeno due personaggi del gruppo (qualunque sia il loro livello) è un beholder giocato male. Pianificate accuratamente.
Interpretare il beholder
Una caratteristica fondamentale del beholder è l’ego smisurato. I beholder non dominano il mondo solo perché ciascuno di loro si sente superiore non soltanto a ogni altra razza, ma anche a ogni altro membro della propria razza. Ciò fa sì che i beholder si ignorino a vicenda o si combattano, ma in ogni caso non collaborino mai. E per fortuna.
Pensate alle immense opportunità di gioco di ruolo nell’interpretare una simile creatura! Le motivazioni sono evidenti: potere, vanagloria, voglia di sopraffazione. Non si tratta di semplice vanità, ma di un innato bisogno di prevalere, di vedere attuato il proprio progetto di dominio, di vedere confermata la propria superiorità. Nei rapporti con i suoi inferiori (cioè, nella sua ottica, chiunque) il beholder è pomposo, crede che ogni sua parola sia oro colato e non teme di essere interrotto o contraddetto. Questo potrebbe rivelarsi una debolezza, ma evitate di scivolare nel cliché del “cattivo di 007”: il beholder non farà guadagnare tempo prezioso ai PG raccontando loro il suo piano per dominare il mondo un attimo prima di disintegrarli in un modo troppo elaborato per funzionare: prima li disintegrerà, poi si godrà la venerazione dei suoi schiavetti.
Tuttavia, se amate il gioco in character, non fate parlare troppo il beholder, lo rendereste troppo “umano”. La presenza di questa orrenda bestia deve suscitare orrore con la sua semplice presenza (o con la magia). Dovendo interpretare un’interazione non combattiva con i PG, considerate l’idea di fargli gorgogliare versi inintellegibili “tradotti” con solerzia da uno schiavo (Jabba the Hutt insegna):
MMMRRAUUWWGRLGRL
“Sua Suprema Eccellenza Il Grande Xanth si è degnato di osservarvi”
GRRAWWLLHH RRRwwwAAAhhl
“Vi trova… divertenti”
RRRWWWARRR HHRRWWWAA
“Forse potreste essere di qualche utilità”
Forte.
Descrivere il beholder
Non tutte le illustrazioni del beholder hanno lo stesso impatto. Io per esempio non apprezzo tutte quelle che contengono la visualizzazione dei “raggi” magici. Parte dell’orrore e del timore suscitato da questa creatura è costituita dal fatto che non si agita tanto: apre un occhio e sei fatto. Visualizzare il singolo “raggio” come se fosse un raggio laser ne sminuisce l’impatto emotivo, quasi che si trattasse di frecce comuni che possono essere “schivate” o evitate a piacere. Un altro effettaccio che preferirei non vedere (e non mostrare ai giocatori) è l’escamotage con cui i disegnatori cercano di conferire uno sguardo “cattivo” all’occhio centrale. Si noti il sopracciglio a punta nella seguente illustrazione del solito, sopravvalutato Wayne Reynolds.
Un po’ scrausa, non trovate? Ora confrontatela con l’assenza di espressione di questo orrore lovecraftiano, totalmente alieno e dall’espressione allucinata e criptica, immaginato da Bobby Chiu:
Andiamo decisamente meglio.
Anche se il raggio è ancora lì.
Sì, lo so, sono un rompiballe.
Keep gaming.
Dopo il tuo articolo, la sensazione sgradevole di “presenza inquietante” che mi dava il beholder incontrato in una vecchia avventura, si è trasformata in timore reverenziale, orrore atavico di stampo “Dunwichiano”. Spero di non incontrane nelle prossime avventure, ma nello stesso tempo sarei curioso di vederlo all’opera.
Anch’io mi ricordo un incontro, anzi il mio ranger se ne ricorda, soprattutto del volo che ha fatto. Lo sempre trovato odioso, duro da combattere, anzi è duro sopravvivergli, molto timore e molto rispetto verso sua mostruosità.
Però adesso hai risvegliato la mia fantasia, e la voglia di giocare.
Mentre leggevo l’articolo mi veniva voglia di chiederti (quando sarai nuovamente libero, almeno in parte) un’avventura one-shot con lui come mostro finale, o meglio come mente dietro al tutto.
Però l’idea di essere un mercenario pagato per una missione, per ostacolare gli interessi di un’organizzazione, comandata a nostra insaputa da un beholder, e magari dietro chi ci ingaggia c’è un suo rivale. Facendo precipitare la situazione……….Mi mette l’acquolina in bocca.
Sempre disponibile per fare la carne da macello.
Grazie mille per questo articolo stupendo. Ora come master sono veramente ispirato e presto o tardi inserirò un qualche plot riguardante un beholder…
Complimenti anche per il resto del sito
IL beholder e’ la quintessenza del male egocentrico e intelligientissimo, quindi sono d’accordo con tutto quanto detto qui.
IL modo migliore di combatterlo e’ trovare il modo di ingabbiarlo (di solito una bella rete d’acciaio appesantita) e stargli SEMPRE DAVANTI. infatti il suo occhio anti magia e’ cosi’ potente da annientare le sue stesse magie, quindi funge da “shelter”!
Quindi, regola 1, ingabbiarlo in qualche modo
Regola 2 attaccarlo stando davanti
regola 3 NON distruggere l’occhio centrale
Giusto per dire, ma le due figure nel post sono praticamente identiche, e sbagliate entrambe, perche il raggio in questione colpisce propio dentro allo stesso cono antimagia dell’occhio centrale 😀 😀 Facepalm tutta la vita :’D
Hai ragione, nelle regole era chiaramente specificato che il beholder quando vuole attaccare avanti a sè deve chiudere l’occhio antimagia. E’ quello il momento per riempirlo di mazzate, sempre che si riesca a sopravvivere all’attacco magico frontale.
Beh, attaccandolo ai fianchi o dietro, vorrebbe dire avere il Beholder che scaglia le sue magie E nel frattempo annienta quelle davanti a se, quindi attaccarlo da davanti e’ alla fine dei conti una situazione migliore… Anche se, alla fine, quello che succede e’ sempre caos puro, che quando si mette bene abbiamo i guerrieri/barbari che lo tozzano da davanti, e gli altri che lo attaccano da tutte le parti e sperano di non essere disintegrati/pietrificati/rallentati/charmati entro i primi due round (durata tipica di un combattimento, visto che non si riparmia niente in questi casi, e che il beholder dopotutto non ha tanti HP…)
Ricordo ancora l’esaltazione quando il nostro supermago e’ riuscito a farne secchi due in un colpo solo ( di solito non sono mai due, ma in quella occasione erano beholder virtuali, generati dentro ad un mondo-rubino) con la sua delayed blast fireball 🙂